Il 24 febbraio 2016 presso la Sala Civica A. Lodi del Comune di Buscate, si è tenuta l’assemblea pubblica sul tema
VILLA DE ROSALES ABBIATE: UN’IDENTITÀ DA VALORIZZARE.
All’incontro hanno partecipato in qualità di relatori il prof. Claudio Sangiorgi (Politecnico di Milano e Presidente della Commissione Paesaggistica), la dott.ssa Magnolia Albertazzi Casei (Europa Nostra), la prof.ssa Paola Bassani (Politecnico di Milano e Accademia di Belle Arti di Brescia Santa Giulia), il prof. Fabio Maroldi (Politecnico di Milano), e l’architetto Andrea Colombo (Studio Colombo).
L’assemblea ha voluto rappresentare una occasione per rendere pubblico il senso dello studio sulla Villa condotto dagli accademici del Politecnico di Milano coordinati dall’architetto prof. Claudio Sangiorgi. Eccovi in breve i principali contenuti dell’incontro.
PRIMA PARTE DELLA SERATA
Nella prima parte della serata i relatori si sono avvicendati ribadendo il valore storico, culturale ed evocativo della Villa, che, lo ricordiamo, è un bene di proprietà privata considerato di interesse comune e tutelato dalla Soprintendenza per i Beni Culturali Architettonici e Paesaggistici.
Il Sindaco di Buscate Marina Pisoni ha reso noto che attraverso una possibilità di accordo apertasi con i proprietari della Villa, e in seguito agli studi accademici effettuati, si è arrivati all’elaborazione di un progetto di recupero che viene lasciato in eredità dall’attuale amministrazione comunale, ormai al termine del proprio mandato, alla prossima amministrazione. Questo progetto è rivolto ad offrire alla comunità buscatese una possibilità di attuazione qualora la comunità stessa decidesse di usufruirne. Per renderlo esecutivo si renderà quindi necessaria una manifestazione di volontà della cittadinanza.
La fase di studio ha provveduto a valutare le condizioni concrete del bene, con la quantificazione della gravità del degrado e stabilendo che il bene nello stato in cui si trova attualmente è ancora recuperabile, ma si sta velocemente avvicinando ad un punto di non ritorno.
Per quanto riguarda le necessità economiche, si è espressa l’intenzione di cercare investitori e sovvenzioni presso enti e fondazioni che si occupano in modo specifico di beni storico culturali (tipo Fondazione Cariplo).
Un punto interessante è stato espresso dal concetto che ogni bene storico recuperato è generatore di sviluppo sostenibile nell’area di appartenenza del bene stesso. Per sviluppo sostenibile si intende sviluppo culturale e sociale, ossia l’arricchimento dei valori culturali dell’ambito territoriale con il conseguente innalzamento del livello culturale della società locale, sviluppo ambientale, ossia la rivalutazione a livello qualitativo dell’ambito territoriale, e sviluppo economico. Per quanto riguarda lo sviluppo economico, recenti studi hanno osservato che dopo il recupero di un bene storico, gli altri edifici situati nello stesso distretto hanno beneficiato di riflesso di una rivalutazione di quasi un quarto del loro valore.
E’ stato affrontato il problema del riuso, in quanto il risanamento dovrà essere finalizzato a restituire un bene non solo recuperato esteticamente, ma che dovrà anche essere fruibile in qualche modo dalla comunità. Ogni restauro deve essere cauto e attento, rispettoso, sostenibile, e creativo, in grado anche di produrre una quota del reddito necessario al mantenimento del bene stesso.
[“Ci sono opere del passato, certe chiese, certi palazzi, che oggi sono utilizzate in modo diverso, sono sopravvissute pur cambiando la loro funzione: ancora oggi le usiamo, le frequentiamo. Questo succede perché ciò che è rimasto non è l’utilità che avevano all’epoca, ma è la bellezza; la bellezza e la poesia sopravvivono al tempo” (Oscar Niemeyer, architetto, 2012) ndr].
Come esempio di opera di recupero recentemente effettuata nel territorio ticinese, l’architetto Andrea Colombo ha presentato il lavoro di rivalutazione della ex Dogana Austroungarica in località Tornavento, ora adibita a Centro Parco: costruita nel 1737, successivamente trasformata in cascina e poi abbandonata, è stata acquistata nel 1997 dall’Ente Parco Ticino che ha provveduto alla ristrutturazione. Sono stati presentati i vari step dell’elaborato recupero, che in tutto è durato un decennio: sono stati creati un percorso espositivo museale con annessi servizi (sala lettura e bookshop), uffici di appoggio, alloggi per i guardiaparco, sale conferenze.
SECONDA PARTE DELLA SERATA
Nella seconda parte della serata alcuni cittadini hanno espresso il proprio dissenso al progetto di rivalutazione di Villa De Rosales Abbiate, con forme di vistoso ostruzionismo, appellandosi anche al fatto che una trentina di anni fa la cittadinanza già si espresse contro l’acquisizione comunale della Villa con una raccolta di firme (ma dimenticando che nel frattempo il mondo è andato avanti e coloro che trent’anni fa erano appena nati, oppure non lo erano neanche, oggi sono cittadini adulti che potrebbero pensarla molto diversamente – inoltre attualmente l’acquisizione comunale è stata completamente esclusa a priori dal discorso, e sarebbe eventualmente possibile in futuro solo in caso di volontà espressa e condivisa dal paese, perché sia un progetto di tutti, attraverso magari delle permute).
Durante alcuni di questi interventi, in pochi istanti si è passati dall’eccellenza del sapere all’eccellenza dell’inopportunità, creando anche situazioni di una ostilità imbarazzante.
Sarà compito della prossima amministrazione comunale, che sarà eletta dai cittadini tra pochi mesi, scegliere se tentare di accompagnare il paese verso un nuovo rinascimento culturale, o se soccombere all’oscurantismo.
[“Fattori determinanti di questa nostra identità italiana sono la lingua, la cultura, il patrimonio storico artistico e storico naturale: bisognerebbe non dimenticarsene mai” (Giorgio Napolitano) ndr].
© Maria Grazia Dosio CC BY-NC-ND 3.0 IT